Lo “scudo penale” dell’ILVA tra qualificazione giuridica e diritti fondamentali – Chiara Greco

L’articolo si ripropone di fornire una qualificazione giuridica del cd. scudo penale, introdotto dal d.l. 5.1.2015 n. 1 a protezione dei commissari ed affittuari incaricati di proseguire l’attività produttiva dell’Ilva di Taranto, ed abrogato nel 2019. Lo scudo penale si colloca nel solco di una pluralità di interventi normativi (cd. legislazione “ad Ilvam), tutti realizzati per il tramite della decretazione d’urgenza, attraverso cui Governo e Parlamento hanno tentato di impedire ulteriori contaminazioni ambientali della zona di Taranto senza sacrificare oltremodo la tutela dei livelli occupazionali, e dunque consentendo la prosecuzione dell’attività produttiva dell’Ilva. Tale obiettivo è stato perseguito anche per il tramite dell’introduzione dello scudo, che si ritiene debba essere qualificato come una causa di giustificazione imperniata sul rispetto delle prescrizioni dell’A.I.A. (autorizzazione integrata ambientale). Pochi mesi prima dell’abrogazione dello scudo penale, lo stesso è stato fatto oggetto di una questione di costituzionalità sollevata dal G.i.p. di Taranto. L’articolo si propone pertanto, altresì, di scandagliare i dubbi di legittimità costituzionale generati dallo scudo, anche alla luce dei precedenti interventi della Corte Costituzionale e della Corte europea dei diritti dell’uomo, chiamate a più riprese a pronunciarsi sulla gestione dell’affaire Ilva

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