Le disposizioni penali nei recenti decreti sicurezza: considerazioni de lege delenda – Antonio Cavaliere

I recenti decreti sicurezza, oltre a comportare un netto regresso in materia di disciplina dell’immigrazione – sia sul piano del rispetto dei diritti dell’uomo che della stessa efficienza -, risultano orientati alla repressione penale e parapenale della marginalità sociale, ad un’esasperata tutela del patrimonio, all’ampliamento della ‘licenza di uccidere’ accordata a privati ed alle forze dell’ordine, nonché all’inasprimento dell’intervento punitivo in rapporto a condotte espressive di mero dissenso politico/sociale. Il richiamo ad un concetto vago ed onnicomprensivo di sicurezza determina, dunque, un’espansione incontrollata dello ‘stato penale’, speculare all’arretramento dello stato sociale di diritto. I decreti sicurezza e gli ulteriori interventi normativi securitari esaminati si pongono in frontale contrasto con i principi costituzionali: una politica criminale realmente alternativa dovrebbe condurre ad una loro abolizione e non solo ad apportarvi minimi correttivi.

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