Traffico di influenze illecite. Verso un’interpretazione informata agli obblighi internazionali – Luca Di Donato
Come noto, con la decisione n.19357 del 22 maggio 2024, le Sezioni Unite hanno affrontato la questione della continuità normativa tra il millantato credito c.d. corruttivo – di cui all’art. 346 comma 2 c.p., abrogato dall’art. 1, comma 1, lett. s) della legge n.3 del 9 gennaio 2019 – e il traffico di influenze illecite, regolato dall’art. 346-bis c.p., nella sua versione riformata dall’art. 1, comma 1, lett. t) della stessa legge. In una pronuncia di rottura rispetto all’intento originario del legislatore, il quale aveva operato in espresso adempimento di obblighi internazionali, la Corte ha sposato la tesi minoritaria, negando la configurabilità di un fenomeno di successione di leggi penali in senso stretto. A distanza di soli tre mesi, la legge n.114 del 2024 è intervenuta modificando l’art. 346-bis c.p., restringendo significativamente le condotte punibili e delineando un’ipotesi di reato addirittura più limitata rispetto a quella adottata nel 2012. Ad oggi, la questione di costituzionalità per un possibile contrasto con gli obblighi sovranazionali di riferimento – in particolare, con l’art. 12 della c.d. Convenzione di Strasburgo – è stata sollevata dal Tribunale di Roma ed è tutt’ora al vaglio della Corte Costituzionale. Con il presente contributo si intende, in primo luogo, ricostruire la complessa relazione tra il millantato credito e il traffico di influenze illecite, nonché esaminare il ragionamento seguito dalla Suprema Corte nell’escludere la continuità normativa tra l’abrogato art. 346, comma 2, c.p. e l’art. 346-bis c.p. Successivamente, lo studio sarà rivolto agli obblighi internazionali di criminalizzazione del traffico di influenze illecite e sui reports pubblicati dagli organi competenti a vigilare sul loro rispetto in relazione all’ordinamento italiano. Attraverso un’analisi delle diverse formulazioni del reato adottate nel tempo e della loro sovrapponibilità con le previsioni internazionali di riferimento, si proporrà una lettura alternativa degli obblighi sovranazionali, fondata su un’interpretazione letterale delle fonti e sul contenuto dei rimproveri formulati dalle commissioni competenti. A tale riguardo, l’esperienza che ha portato all’adozione della corrispondente fattispecie nell’ordinamento francese offrirà uno spunto di riflessione utile per delineare le coordinate entro cui muoversi nell’affrontare questi obblighi.
As is well known, with decision No. 19357 of 22nd of May 2024, the Unified Sections of the Italian Court of Cassation addressed the question of the regulatory continuity between the crimes of: “millantato credito” – regulated under Article 346(2) of the Italian Criminal Code, repealed by Article 1(1)(s) of Law No. 3 of 9th of January 2019 – and the trading in influence, regulated under Article 346-bis of the Italian Criminal Code, reformed under Article 1(1)(t) of the legislative text. The Court of Cassation adopted a decision contrary to the intentions of the legislator – explicitly implicating the fulfilment of international obligations – espousing the opinion of the jurisprudential minority and denying the configurability of a phenomenon of succession of criminal laws in the strict sense. Only three months later, the Law No. 114 of 2024 was adopted, amending Article 346-bis of the Italian Criminal Code, significantly restricting the punishable conduct and establishing a more restrictive scope of application to that of the one originally adopted in 2012. To date, the issue of constitutionality for a possible conflict with the relevant international obligations – in particular, with Article 12 of the commonly referred to “Strasbourg Convention” – has been raised by the Tribunal of Rome and is still pending before the Constitutional Court. Firstly, the purpose of this contribution is to reconstruct the complex relationship between the “millantato credito” and trading in influence, as well as to examine the reasoning followed by the Court of Cassation as it ruled out the continuity between the repealed Article 346(2) of the Italian Criminal Code and the Article 346-bis of the same Code. Subsequently, the study will turn to the international obligations of the criminalization in trading in influence and the reports issued by the competent bodies to monitor the compliance of the Italian legal system in relation to these obligations. Through an analysis of the different formulations of the offence adopted over the years and the parallelism with the relevant international provisions, an alternative reading of the international obligations will be proposed, based on a literal interpretation of the normative provisions and the content of the suggestions formulated by the competent commission. In this respect, the experience that led to the adoption of the corresponding criminal provision in the French legal system, will offer valuable insights on determining the coordinates within which to move when dealing with these international obligations.
Traffico di influenze illecite; Convenzione penale sulla corruzione; Millantato credito
Trading in influence; Criminal Law Convention on Corruption; Corruption