ABIDE – Rule of Law and the Problem of Responsible Obedience (progetto PRIN PNRR) – Contributi di F. Ceccaroni, A. Cruciani, A. Evangelisti, C. Gabellini, R. Galasso, D. Notaro
Lo Stato di diritto e il problema dell’obbedienza responsabile (Abide – Rule of Law and the Problem of Responsible Obedience)
Abide è un progetto PRIN PNRR, finanziato da Next Generation EU, che si propone di analizzare criticamente i problemi posti dall’obbedienza a direttive e ordini illegali, irragionevoli o ingiusti, con particolare riferimento alle forze armate e alle istituzioni penitenziarie.
Primo obiettivo è quello di fornire un’approfondita analisi empirica e teorica dell’obbedienza responsabile, da una prospettiva multidisciplinare che chiama in causa le competenze di studiosi di filosofia, storia e sociologia del diritto, filosofia del linguaggio, diritto penale – anche militare e internazionale -, diritto internazionale, diritto pubblico comparato, nel dialogo con militari, magistrati militari, personale di polizia penitenziaria. Più in particolare, si intende far luce sulle concrete dinamiche, ed i risvolti giuridici, dei dilemmi etici e degli impulsi operativi che condizionano chi riceve un ordine entro strutture fortemente gerarchizzate, in contesti connotati da pressioni e tensioni psicologiche e valoriali. Ambizione ultima del progetto è quella di proporre raccomandazioni de iure condendo utili a promuovere una “obbedienza responsabile”, facendo nondimeno i conti con la misura della reale esigibilità di scelte conformi al diritto.
Parallelamente, Abide è inteso alla realizzazione di attività educative, consistenti principalmente in due corsi di formazione peer-to-peer incentrati sul tema dell’obbedienza responsabile, rivolti l’uno a giudici e pubblici ministeri militari, l’altro al personale penitenziario.
Il gruppo di ricerca è coordinato dal prof. Marco Brigaglia – Principal investigator e coordinatore dell’unità dell’Università degli Studi di Palermo – e comprende altresì unità dell’Università degli Studi Roma Tre (coordinatore prof. Giorgio Pino) e dell’Università di Pisa (coordinatore prof. Antonio Vallini). Il progetto si avvale della collaborazione, in convenzione, del Consiglio della Magistratura Militare, nonché di collaborazioni con partner internazionali, tra cui il Gral dell’Università di Bruxelles (per maggiori informazioni: https://abide.jus.unipi.it/)
Questa sezione della Rivista è aperta per raccogliere, principalmente, gli atti (relazioni e interventi) del primo Seminario del progetto, dal titolo L’adempimento all’ordine, tra responsabilità e obbedienza. Profili di diritto penale militare e internazionale, tenutosi a Pisa il 23 settembre 2024.
Iniziativa del progetto finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU a valere sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – Missione 4 Istruzione e ricerca – Componente 2 Dalla ricerca all’impresa – Investimento 1.1, Avviso Prin 2022 indetto con DD N. 1409 del 14/9/2022, dal titolo “The Problem of Responsible Obedience (ABIDE)”, codice proposta P20229FK2F – CUP I53D23007270001.
Colpevole d’obbedienza. L’ordine del superiore nel sistema di giustizia penale internazionale – Federica Ceccaroni
Lo scritto analizza il ruolo dell’ordine del superiore nel diritto penale internazionale, indagando la tensione tra responsabilità individuale e dovere di obbedienza in situazioni di devianza sistemica e istituzionale. Particolare attenzione è riservata alla presunzione di manifesta criminosità sancita dallo Statuto di Roma per i crimini contro l’umanità e il genocidio, esaminandone il fondamento giuridico e il rapporto con il contesto macrocriminale. Si riflette inoltre sulle possibili criticità legate al mancato adeguamento del diritto italiano allo Statuto, per concludere sull’importanza di criteri oggettivi per preservare la coerenza del sistema internazional-penalistico ma anche sulla necessità di un approccio personalizzato al rimprovero penale, capace di garantire un trattamento proporzionato agli esecutori.
This paper explores the role of superior orders in international criminal law, focusing on the tension between individual responsibility and obedience in contexts of systemic and institutional deviance. Particular attention is given to the presumption of manifest criminality established by the Rome Statute for crimes against humanity and genocide, analyzing its legal foundation and its relationship to macrocriminal frameworks. The paper further explores the challenges posed by the misalignment between Italian law and the Statute, ultimately advocating for the adoption of objective criteria to safeguard the coherence of the international criminal justice system, while emphasizing the need for a tailored and personalized approach to criminal responsibility that ensures proportional treatment for those carrying out such orders.
Per una visione olistica della relazione tra ordine militare e obbedienza – Andrea Cruciani
Giurisprudenza e dottrina hanno tradizionalmente assunto l’art. 1349 co. 2 COM, quale norma centrale idonea a fissare un punto di equilibrio tra le esigenze della disciplina e del servizio e la tutela del militare subordinato. L’esclusivo riferimento a tale disposizione normativa ha tuttavia generato una vulgata che tradizionalmente circola negli ambienti giudiziari, ma vieppiù in quelli militari, relativa all’esistenza di un’unica regola comportamentale per il militare al quale viene impartito un ordine: questi è sempre tenuto a eseguirlo, pur se illegittimo (e se ribadito, qualora contestato), tranne nel caso di un ordine manifestamente criminoso. Orbene, se è vero che il citato art. 1349 co. 2 COM costituisce un tassello fondamentale per analizzare le possibili relazioni esistenti tra ordine militare e obbedienza, va tuttavia stigmatizzato che tale norma non può e non deve essere presa quale unico ed esclusivo punto di riferimento. E in effetti, tale disposizione è inserita all’interno di un complesso coacervo di altre norme di diversa fonte, che pure debbono essere parimenti prese in considerazione dall’interprete. Il secondo comma dell’art. 1349 COM va, quindi, interpretato, in via sistematica, oltre che con riferimento al primo comma del medesimo articolo – che afferma la necessità che l’ordine sia attinente al servizio o disciplina – anche a tutte le altre norme e principi che pure regolano direttamente od indirettamente la materia dell’obbedienza agli ordini militari: Artt. 2, 3, 27, 52 Cost.; 49, 51, ult. co., e 54 Cp; 173 Cpmp; 1347 COM; 729 TuOM; art. 33 St CPI; art. 2 Cedu e art. 6 del Patto internazionale sui diritti civili e politici. Fondamentale poi è per l’interprete il riferimento agli arresti della giurisprudenza di merito e di legittimità che hanno contribuito a fornire un quadro più articolato della materia, con particolare riferimento alla tematica della necessaria correlazione tra ordine, esigenze di servizio o disciplina e tutela dei diritti fondamentali. Non solo, vi sono, inoltre, aspetti di natura psicologica, relativi all’obbedienza, specialmente in particolari contesti operativi ad alto rischio; questioni relative all’organizzazione dei servizi e alle modalità con le quali gli ordini vengono conferiti; percorsi formativi dei militari, sotto il duplice aspetto di chi riceve gli ordini e di chi li impartisce; prassi ricorrenti nella pratica militare; nonché, interrogativi di natura deontologica, morale e filosofica; tutti rilievi che pure contribuiscono a risolvere in maniera più aderente alla realtà la casistica dell’obbedienza all’ordine militare. Ne discende la necessità, per l’interprete, di adottare una visione non isolata, tutta incentrata su disposizioni normative o ancor più su un solo dato normativo, bensì di risolvere la peculiarità di ciascun caso concreto ponendo attenzione a tutto l’eterogeneo contesto normativo, nonché agli ulteriori aspetti di natura operativa, deontologica, morale, filosofica, psicologica, adottando un approccio olistico alla materia.
Case law and scholarship have traditionally assumed Art. 1349 para. 2 COM to be the central rule that strikes a balance between the requirements of discipline and service and the protection of subordinate military personnel. However, the exclusive reference to this legal provision has resulted in a vulgate that has traditionally circulated in judicial circles, but even more so in military circles, relating to the existence of a single rule of conduct for the soldier to whom an order is given: he is always obliged to carry it out, even if unlawful (and if reiterated, when questioned), except in the case of a manifestly criminal order. If it is true that the aforementioned Art. 1349 para. 2 COM constitutes a fundamental element to analyse the relations between military order and obedience, it must nevertheless be stressed that this rule cannot and must not be taken as the only and exclusive point of reference. And in fact, this provision is inserted within a complex patchwork of other norms from different sources, which must also be taken into consideration. Para. 2 of Art. 1349 COM must therefore be interpreted systematically not only with reference to para. 1 of the same article – which states that the order must relate to service or discipline – but also with reference to all the other rules and principles that also directly or indirectly regulate the obedience to military orders: Arts. 2, 3, 27, 52 of the Italian Constitution; 49, 51, ult. co, and 54 Cp; 173 Cpmp; 1347 COM; 729 TuOM; Art. 33 St ICC; Art. 2 ECHR and Art. 6 of the International Covenant on Civil and Political Rights. Fundamental for the interpreter is then the reference to the decisions of the courts that have contributed to provide a more articulated picture of the subject, with particular reference to the issue of the necessary correlation between order, service requirements or discipline and the protection of fundamental rights. In addition, there are also psychological aspects relating to obedience, especially in particular high-risk operational contexts; questions relating to the organisation of the services and the manner in which orders are given; the training of the military, under the dual aspect of who receives orders and who gives them; recurrent practices in military practice; as well as questions of a deontological, moral and philosophical nature; all of which contribute to resolving the criminal cases on obedience to military orders in a more accurate manner. Hence the need for the interpreter to adopt a view that is not isolated, entirely centred on regulatory provisions or even more so on a single provision, but rather to resolve the peculiarities of each concrete case by paying attention to the entire heterogeneous regulatory context, as well as to further aspects of an operational, deontological, moral, philosophical and psychological nature, by taking a holistic approach to the subject.
Dilemmi pratici e giuridici della disobbedienza consapevole – Alberto Evangelisti
Il testo affronta i dilemmi etici e giuridici della disobbedienza in ambito militare, analizzando il delicato equilibrio tra l’obbligo di obbedire agli ordini e il dovere di disobbedire quando tali ordini siano manifestamente illegittimi. L’ordinamento militare, caratterizzato da una rigida gerarchia e disciplina, impone ai militari l’esecuzione pronta e incondizionata degli ordini, salvo eccezioni previste dalla normativa, come nel caso di ordini contrari alla legalità o rivolti contro le istituzioni dello Stato. Attraverso riferimenti al Codice dell’ordinamento militare e alla normativa penale, si evidenziano i limiti all’obbedienza e i criteri per identificare ordini illeciti. Vengono analizzate situazioni concrete, come le operazioni SAR nel Mediterraneo e i casi giurisprudenziali legati al whistleblowing e alla responsabilità penale per esecuzione di ordini illeciti. Il testo sottolinea peraltro il ruolo della formazione militare nel bilanciare il rispetto della legalità con l’efficienza operativa, evidenziando pur tuttavia quanto tale distinzione possa risultare non agevole per il militare che si trova costretto ad operarla di volta in volta, anche a causa di contorni che la giurisprudenza attribuisce alle condotte lecite ed illecite degli stessi, spesso legate ad interpretazioni tecniche difficilmente alla portata immediata del militare medio, specialmente per l’impatto di tali dinamiche psicologiche e ambientali sulla decisione di disobbedire in contesti critici.
The text examines the ethical and legal dilemmas of disobedience in the military domain, analyzing the delicate balance between the obligation to obey orders and the duty to disobey when such orders are manifestly unlawful. The military legal framework, characterized by a strict hierarchy and discipline, requires military personnel to promptly and unconditionally execute orders, except in cases expressly provided by law, such as orders that contravene legality or are directed against state institutions. By referencing the Military Code of Conduct and criminal law provisions the text outlines the limitations of obedience and the criteria for identifying unlawful orders. It delves into concrete scenarios, such as Search and Rescue (SAR) operations in the Mediterranean, jurisprudential cases related to whistleblowing, and criminal liability for executing illegal orders.The analysis highlights the role of military training in balancing respect for legality with operational efficiency, while acknowledging the challenges faced by service members in making such distinctions on a case-by-case basis. This difficulty is further compounded by the interpretative nuances that jurisprudence assigns to lawful and unlawful conduct, which often involve technical assessments beyond the immediate understanding of the average service member. The psychological and environmental dynamics influencing the decision to disobey in critical contexts are also underscored as significant factors in these situations.
L’adempimento all’ordine, tra responsabilità e obbedienza – Claudio Gabellini
L’articolo di Claudio Gabellini, generale dell’Aeronautica Militare in pensione, affronta il tema della responsabilità e dell’obbedienza nell’esecuzione di ordini militari, in particolare quelli che implicano l’uso della forza letale. Basandosi su un’esperienza diretta, l’autore esamina le complessità operative e strategiche che caratterizzano il rapporto tra chi formula gli ordini e chi è chiamato ad attuarli. Attraverso un’analisi approfondita, vengono messi in evidenza due scenari principali: il primo riguarda le operazioni militari in contesti di crisi o conflitto, dove l’uso della forza letale è regolato da precise direttive politiche e militari; il secondo si concentra sul tempo di pace, in situazioni di emergenza come la gestione delle minacce “renegade”, dove si può essere costretti ad abbattere un velivolo civile per proteggere la popolazione. Gabellini sottolinea l’importanza di un quadro politico chiaro e trasparente, che dia pieno supporto agli esecutori materiali degli ordini, evitando ambiguità che potrebbero aggravare dilemmi etici e operativi. L’articolo esplora i processi decisionali alla base della formulazione degli ordini, evidenziando come, nonostante la complessità delle procedure e le verifiche preventive, gli imprevisti sul campo possano modificare radicalmente le condizioni operative. L’autore pone l’accento sulle difficoltà etiche e umane che sorgono quando il contesto reale mette a dura prova l’aderenza a regole e protocolli. In un mondo caratterizzato da nuove minacce, come i droni e le operazioni asimmetriche, l’autore invita a rivedere profondamente i processi che guidano l’uso della forza letale. Propone soluzioni che includono una maggiore coerenza tra direttive politiche e operative, la tutela degli operatori da conseguenze imprevedibili, e la necessità di un sostegno istituzionale chiaro e inequivocabile. L’articolo, pur senza pretese accademiche, rappresenta un contributo rilevante alla riflessione sulle sfide contemporanee delle Forze Armate e sulla necessità di un approccio integrato tra politica, etica e operatività.
The article by Claudio Gabellini, Italian Air Force retired General, addresses the delicate balance between responsibility and obedience in the execution of military orders, particularly those involving the use of lethal force. Drawing from personal experience, the author examines the operational and strategic complexities that characterize the relationship between those who issue orders and those tasked with executing them. Through an in-depth analysis, the article highlights two main scenarios: the first concerns military operations in crisis or conflict contexts, where the use of lethal force is regulated by specific political and military directives; the second focuses on peacetime emergencies, such as managing “renegade” threats, where a civilian aircraft may need to be intercepted to safeguard the population. Gabellini emphasizes the importance of a clear and transparent political framework that provides unequivocal support to those executing orders, thereby avoiding ambiguities that could exacerbate ethical and operational dilemmas. The article explores the decision-making processes underlying the formulation of orders, highlighting how, despite the complexity of procedures and preventive checks, unforeseen circumstances in the field can dramatically alter operational conditions. The author sheds light on the ethical and human challenges that arise when real-world conditions severely test adherence to established rules and protocols. In a world increasingly characterized by emerging threats such as drones and asymmetric warfare, the author calls for a thorough review of the processes guiding the use of lethal force. Proposed solutions include ensuring greater consistency between political directives and operational decisions, protecting operators from unpredictable consequences, and fostering clear and unequivocal institutional support. While not claiming to be an academic contribution, the article offers significant insights into contemporary challenges faced by the Armed Forces and highlights the need for an integrated approach encompassing politics, ethics, and operations.
La risoluzione delle antinomie giuridiche, tra ingerenza giudiziale e solidità argomentativa della decisione, nell’orientamento dei comportamenti sociali – Roberto Galasso
Nella cornice di rapidi cambiamenti geo-politici e socio-economici, si assiste ad una peculiare caratterizzazione del controllo giurisdizionale che assume una logica bifronte: più penetrante nella regolamentazione dei rapporti economici (laddove il principio sarebbe, invece, quello della più ampia valorizzazione dell’autonomia privata, ai sensi dell’art. 41 Cost.) e maggiormente recessivo rispetto all’esercizio del pubblico potere, secondo una logica di semplificazione ed efficientamento dell’azione amministrativa. In un simile scenario, deve affrontarsi la questione relativa ai rapporti tra illegittimità dell’ordine militare e reato di disobbedienza, laddove – anche alla luce dei principi del diritto amministrativo – occorre assicurare la continuità dell’azione amministrativa, discutendosi, pertanto, della sanzionabilità o meno delle condotte di inottemperanza al comando ricevuto, anche qualora quest’ultimo risulti affetto dai vizi tipici dell’atto amministrativo. Nella cornice del tratteggiato quadro di insieme pare, dunque, suggeribile risolvere il dubbio in ordine alla portata vincolante dell’ordine illegittimo (salva la sua manifesta criminosità) e della connessa rilevanza penale (art. 173 c.p.m.p.) del comportamento disobbediente del militare cui sia impartito, senza trascurare la disciplina di cui alle “Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi” (l. 7 agosto 1990, n. 241) applicabile (sia pur con le dovute eccezioni) alla disposizione di comando, non discutendosi della sua natura attizia.
In the context of rapid geo-political and socio-economic changes, a peculiar characterization of judicial control takes on a two-faced logic: more penetrating in the regulation of economic relations (whereas the principle would instead be that of the broadest valorisation of private autonomy, pursuant to art. 41 of the Constitution) and more recessive compared to the exercise of public power, according to a logic of simplification and efficiency of administrative action. In such a scenario, the question relating to the relationship between the illegitimacy of the military order and the crime of disobedience must be addressed, where – also in light of the principles of administrative law – it is necessary to ensure the continuity of the administrative action, therefore discussing the sanctionability or less than the conduct of non-compliance with the command received, even if the latter is affected by the typical defects of the administrative act. In the framework of the outlined overall picture, it therefore seems advisable to resolve the doubt regarding the binding scope of the illegitimate order (except for its manifest criminality) and the related criminal relevance (art. 173 c.p.m.p.) of the disobedient behavior of the soldier to whom it is imparted, without neglecting the regulations referred to in the “New rules regarding administrative proceedings and the right of access to administrative documents” (Law 7 August 1990, n. 241) applicable (albeit with the necessary exceptions) to the command provision, its active nature not being discussed.
Esecuzione dell’ordine militare e disobbedienza responsabile – Domenico Notaro
Chiare indicazioni normative attestano il valore che l’obbedienza all’ordine del superiore assume in ambito militare. Insieme alle disposizioni statutarie che ne richiamano l’importanza quale strumento essenziale di osservanza della disciplina che avvince le Forze Armate per assicurare loro coesione, sovvengono la previsione scriminante dell’art. 51 Cp che esonera da responsabilità il sottoposto che commetta un fatto di reato in esecuzione di un legittimo ordine impartitogli dall’autorità preposta, e le disposizioni penali militari che incriminano la disobbedienza del militare che manchi di eseguire l’ordine intimato dal suo superiore. Muovendo dal reciproco coordinamento di tali previsioni normative, lo scritto esamina la posizione del militare astretto fra il rischio di concorrere in responsabilità per l’esecuzione di ordini illegittimamente emanati e quello di essere rimproverato per avere disobbedito a ordini effettivamente vincolanti. Particolare rilievo assume l’indagine sulla capacità del militare di discernere il tratto di legittimità dell’ordine e, a tal fine, si considera il peso che – anche sulla base di indici normativi esistenti – sono destinati a rivestire i meccanismi di formazione e di addestramento dei militari a tradurre le regole di servizio e disciplina che orientano gli appartenenti alle Forze Armate a espletare le loro mansioni.
Clear statutes regulations attest to the value that obedience to the superior’s order assumes in the military field. Together with the statutory provisions that recall its importance as an essential tool for compliance with the discipline that binds the Armed Forces to ensure their cohesion, we remind the excusing provision of the art. 51 of the Criminal Code which exempts from responsibility the subordinate who commits a criminal act in execution of a legitimate order given by the relevant authority, and the military penal provisions which incriminate the disobedience of the soldier who fails to carry out the order given by his superior. Starting from the mutual coordination of these regulatory provisions, the paper examines the position of the soldier caught between the risk of becoming responsible for the execution of illegal orders and that of being reprimanded for having disobeyed binding orders. Particular importance is given to the investigation into the military’s ability to discern the legitimacy of the order and, to this end, the actual weight that – also on the basis of some normative indications – is intended to be given to the mechanisms of education and training of soldiers to translate the rules of service and discipline that guide members of the Armed Forces to carry out their duties.