PROBLEMI “INTERNI” E PROBLEMI “ESTERNI” DEL REATO DI INTERMEDIAZIONE ILLECITA E SFRUTTAMENTO DI LAVORO (ART. 603-BIS CP) – Ludovico Bin

Il reato di Intermediazione illecita e sfruttamento di lavoro (art. 603-bis Cp) rappresenta un esempio tipico di legislazione simbolica: introdotto nel 2011 per far fronte alla “emergenza” del caporalato – fenomeno in realtà presente nel nostro territorio da almeno cinquant’anni – e profondamente modificato nel 2016 perché quasi mai applicato, esso pone diversi problemi interpretativi. Da un lato, la struttura della fattispecie, caratterizzata da un’inedita tipizzazione per “indici”, presenta notevoli profili di attrito con i principi di determinatezza e tassatività; dall’altro, l’analisi dei rapporti con le disposizioni limitrofe restituisce l’immagine di una norma probabilmente priva di reale spazio applicativo, in quanto difficilmente distinguibile, in termini di fatti sussumibili, dal reato di Riduzione o mantenimento in stato di schiavitù o servitù (art. 600 Cp), al quale essa dovrebbe sempre cedere il passo in virtù della clausola di riserva che contiene. In coda a simili rilievi, il lavoro propone dunque alcuni accorgimenti de lege ferenda sicuramente non in grado, di per sé, di sconfiggere l’odioso fenomeno dello sfruttamento di lavoro, ma forse idonei a razionalizzarne il sistema punitivo.

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