Specificità minorile versus garanzie penali – Giuseppina Panebianco
Di primo acchito potrebbe sembrare eccentrica l’enfatizzazione di un’antinomia tra specificità minorile e garanzie penali, considerato che queste ultime dovrebbero semmai reclamare un potenziamento nei riguardi dei giovani coinvolti nel circuito penale. Eppure la tensione tra le esigenze implicate dalla minore età e le garanzie proclamate dalla Carta fondamentale si manifesta con particolare evidenza quando viene in considerazione la comprensibile necessità di individualizzare la risposta punitiva e finanche di sottrarre il giovane reo alla prosecuzione della vicenda processuale che lo riguarda. Il contributo sofferma l’attenzione sugli istituti del rito minorile nei quali maggiormente si svela siffatta tensione, rintracciandone l’origine nella discutibile tendenza ad assegnare un ruolo pedagogico alla disciplina processuale, così spostando il visore dal fatto alla personalità dell’imputato e contaminando quella che dovrebbe rimanere la funzione propria (anche) del processo penale (minorile), vale a dire l’accertamento del fatto di reato e della responsabilità del soggetto nei cui confronti è stata esercitata l’azione penale. Le considerazioni che precedono convincono dell’opportunità di un ripensamento sistematico della risposta istituzionale alla delinquenza minorile, che non può insediarsi nell’impropria sede processuale, ma deve piuttosto investire la disciplina sostanziale.
At first glance, it might seem eccentric to emphasise an antinomy between juvenile specificity and criminal guarantees, whereas the latter should, if anything, require a strengthening with regard to young people entering the penal circuit. Yet the tension between the needs implied by the juvenile status and the guarantees proclaimed by the Constitution is particularly evident when the need for an individualised punitive response and even of removing the young offender from the continuation of the trial concerning him/her is taken into consideration. The essay deals with the juvenile procedural institutions in which this tension is most apparent, tracing its origin to the questionable tendency to assign a pedagogical role to juvenile criminal trials. This tendency causes a shift of the focus from the fact to the personality of the accused, thereby contaminating what should remain the proper function (also) of the (juvenile) criminal trials, that is, the ascertainment of the offence and the liability of the person against whom the prosecution was brought. The above considerations convince of the appropriateness of a systematic rethinking of the state response to juvenile delinquency, which cannot take place in the improper seat of a trial, but rather must concern the substantive criminal law.