Nesso di rischio “prevalente” e delitti contro l’incolumità pubblica. Un’analisi critica del diritto vivente – Francesco Contri
Lo scritto esamina la stretta interconnessione sussistente tra la verificazione di un disastro e la mala gestio del rischio specifico ivi concretizzatosi. Non dubitando della necessità di accertare, anche nell’esegesi dei delitti di comune pericolo, che l’evento debba rappresentare la realizzazione del rischio illecito attivato dalla condotta dolosa o colposa (c.d. nesso di rischio), il presente contributo intende porre in evidenza come in tale settore, pur intriso di incertezze correlate ora alla multidirezionalità dei rischi, ora alla diffusività del pericolo e all’indeterminatezza delle possibili vittime, la ricerca del rischio specifico tradottosi nei risultati lesivi non possa che incentrarsi, di norma, sulla valorizzazione della principale (o prioritaria) ratio dei doveri cautelari violati. A tal fine, sono stati analizzati alcuni tra i più recenti arresti giurisprudenziali – e di merito e di legittimità – relativi a vicende macro-lesive (o pericolose) per lavoratori e/o soggetti terzi, i cui esiti sono frequentemente apparsi in attrito con i principi di legalità e di responsabilità per fatto proprio (e colpevole). Anche la distinzione tra disastro interno ed esterno ai luoghi di lavoro, implicante normalmente l’applicazione dell’art. 437 c.p. (il primo) e dell’art. 434 c.p. (il secondo), è stata ritenuta irragionevole (oltre che illegittima) qualora fondata sull’omissione di identiche cautele. L’art. 437 c.p., così come l’art. 434 c.p., dovrebbe essere disancorato dal parametro “spaziale”: verificazione (effettiva o potenziale) di un infortunio o disastro in luoghi qualificabili come “di lavoro” o meno. Come detto, ai fini della corretta descrizione dell’evento e, corrispondentemente, dell’individuazione della fattispecie applicabile, dovrebbe essere valorizzata la prevalente destinazione preventiva delle regole cautelari violate.
The paper examines the close interconnection between the occurrence of a disaster and the mala gestio of the specific risk materialized therein. Not doubting the need to ascertain, even in the exegesis of crimes against public safety, that the event must represent the realization of the unlawful risk activated by the wilful or negligent conduct (the so-called risk nexus), the present essay intends to highlight how in this area, although steeped in uncertainties related both to the multidirectionality of the risks, and to the diffusivity of the danger and the indeterminacy of the possible victims, the search for the specific risk that resulted in harmful outcomes cannot but focus, as a rule, on the valorization of the main (or primary) ratio of the precautionary duties violated. To this end, the paper examines some of the most recent judgements – both of merit and legitimacy – related to macro-injurious (or dangerous) events for workers and/or third parties, the outcomes of which have frequently appeared to be in friction with the principles of legality and personal (and culpable) liability. Even the distinction between disaster inside and outside workplaces, normally implying the application of Article 437 of the Criminal Code (the former) and Article 434 (the latter), has been deemed unreasonable (as well as illegitimate) when based on the omission of identical precautions. Article 437, as well as Article 434, should be disentangled from the “spatial” parameter: occurrence (actual or potential) of an accident or disaster in places qualifying as “work” or not. As previously stated, for the purpose of correctly describing the event and, correspondingly, identifying the applicable law, the prevailing preventive purpose of the precautionary rules violated should be valued.
reati contro l’incolumità pubblica, nesso di rischio, art. 437 c.p.
crimes against public safety, risk nexus, article 437 of the Criminal Code