Mancata sostituzione del difensore d’ufficio che abbia abbandonato la difesa e regime dell’invalidità: equivoci giurisprudenziali da chiarire – Marcello Busetto

L’idea d’una assoluta inamovibilità del difensore d’ufficio, cui ottimisticamente si ispirava il codice riformato, è stata in parte ridimensionata dalla prassi, sospinta dagli influssi della Corte europea dei diritti dell’uomo: quando l’avvocato inizialmente designato abbia di fatto abbandonato la difesa, si ammette che il giudice possa destituirlo dall’incarico, nominando un nuovo patrono, secondo l’art. 97 co. 1 c.p.p. Il saggio si occupa di fare il punto su una questione sulla quale, tuttavia, ancora si registrano incertezze, specie nelle elaborazioni giurisprudenziali: la sostituzione definitiva del difensore “inerte” è semplicemente consentita oppure doverosa? E – in tal caso – quali conseguenze discendono dalla sua omissione? Vengono vagliate, al riguardo, le varie ipotesi ricostruttive, alla ricerca di quella più coerente con le coordinate complessive del sistema.

The idea – which optimistically inspired the reformed code of criminal procedure – that the officially-appointed counsel shall not be replaced by the judicial authority, has been partially set aside in legal practice, mostly due to the influence of ECtHR case-law.  It is now widely accepted that when the originally appointed lawyer has de facto abandoned the defence, the judge is entitled to remove him from his office and appoint a new one (art. 97 co. 1 c.p.p.). Against this background, the essay deals with a question which has not fould a clear solution yet, not even within the jurisprudence of the Supreme Court: is the replacement of the inactive lawyer discretionary or compulsory? And, in the latter case, which are the claims the defendant can count on, in case of omission? The author considers various possible options, in search of the one which appears to be the most consistent and appropriate in light of the overall legal framework.        

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