L’ambito spaziale della responsabilità degli enti e la ricerca di una compliance per le imprese multinazionali. La necessità di un bilanciamento tra efficienza e garanzie – Andrea Mattarella
Nonostante la genesi della responsabilità da reato degli enti sia correlata ad un fenomeno di portata da sempre transnazionale, l’estensione oggi assunta dagli scambi commerciali e dalle stesse organizzazioni produttive esaspera la crisi regolatoria delle leggi nazionali insieme con lo sforzo di adeguamento degli enti. Un primo profilo problematico è dato dalla strategia di contrasto,adottata da alcuni Stati, consistita nella dilatazione spaziale del raggio applicativo delle leggi penali, che dà luogo a criteri personalistici sempre più sfumati. Un secondo profilo spinoso risiede nella necessità di ricalibrare la nozione di compliance, venendo in rilievo anche l’interesse degli operatori economici, impegnati a conformare il proprio statuto organizzativo alle istanze di prevenzione del rischio da reato. Pretendere che una società adegui la propria compliance ad una sorta di rischio multinazionale, in assenza di un quadro giuridico più chiaro e armonizzato, cela ilpericolo di dare corpo ad una sorta di superomistico agente modello universale tenuto ad un obbligo oggettivamente insuscettibile di adempimento, con il risultato di una sostanziale imputazione obiettiva dell’evento. Affinchè l’ente possa più agevolmente individuare i rischi-reato potenzialmente esistenti, si propone la promozione di processi di autonormazione, basati su best practices e regole internazionalmente riconosciute e definite. Il panorama internazionale è caratterizzato dalla proliferazione di meccanismi di soft law, linee guida e codici di condotta; secondo alcuni studiosi, gli sforzi della comunità internazionale dovrebbero essere convogliati verso l’adozione di strumenti maggiormente vincolanti, per evitare deprecabili fenomeni di forum shopping, e assicurare al contempo uno statuto di garanzie alle persone giuridiche. In questa direzione, occorre guardare alle iniziative provenienti dal sistema europeo e dall’ordinamento internazionale, che, nel delineare una transnational due diligence law, possono contribuire allo sviluppo della compliance penale.
Although the genesis of the criminal liability of entities has always had a transnational perspective, the extension assumed by commercial exchanges and by production organizations themselves increases the regulatory crisis of national laws together with the efforts of entities to adapt. A first topic is made by the strategies adopted by some States in contrasting the power of multinationals, expanding the application range of criminal laws, and giving rise to increasingly nuanced personalistic criteria. A secondtopic lies in the need to recalibrate the concept of compliance, highlighting the interest of economic operators, committed to conforming their organizational statute to the demands of crime risk prevention. Expecting a multinational company to adapt its preventive compliance to a sort of multinational risk, in the absence of a clearer and more harmonized legal framework, opens to the risk of giving rise to a sort of superhuman universal model agent, resulting in a substantial objective attribution of the event. In order for the organization to more easily identify potentially existing crime risks, it is proposed to promote self-regulation, based on best practices and internationallydefined rules. The international panorama is today mostly characterized by soft law mechanisms, guidelines and codes of conduct; according to some scholars, the efforts of the international community should be channeled towards the adoption of more binding instruments, to avoid regrettable phenomena of forum shopping, and at the same time ensure a status of guarantees also to legal entities. In this sense, it is necessary to look at the initiatives coming from the European system and the international legal system which, developing a transnational due diligence law, can enforce the criminal compliance too.