Diritto penale ambientale e “ticking time bombs” interpretative: tra tensioni nuove ed antiche, sotto il profilo della prevedibilità ex art. 7 CEDU – Daria Perrone

Teatro di conflitti e logiche di compromesso in ordine alle scelte di politica criminale, il settore del diritto penale ambientale si pone da tempo in tensione con il principio di legalità. A partire dalle note vicende che hanno segnato la storia giuridica, oltre che politica ed industriale del nostro Paese (ad es., Eternit, Porto Marghera ed Ilva), si è assistito ad un certo protagonismo giurisprudenziale, volto a far fronte alle incalzanti esigenze di tutela del bene ambientale. Mentre il problema della compatibilità delle soluzioni ermeneutiche è stato oggetto di osservazione ed approfondimento soprattutto con riguardo ai classici corollari della legalità interna, il problema della compatibilità con le garanzie della legalità europea è rimasto finora più in ombra. Scopo della presente indagine è, dunque, quello di mettere in evidenza l’esistenza di alcune questioni ermeneutiche che potrebbero dar luogo a tensioni, attuali e potenziali, con la prevedibilità europea ex art. 7 Cedu.

Environmental criminal law originated several ideological conflicts over the years with the principle of legality. Starting from the well-known cases that have marked the legal, as well as political and industrial history of our country (e.g. Eternit, Porto Marghera and Ilva cases), there has been a certain jurisprudential protagonism, aimed at facing the pressing needs of environmental protection. While the compatibility of hermeneutic solutions issue has been object of observation, especially regarding to the classic corollaries of internal legality, the problem of compatibility with the guarantees of European principle of legality has so far remained more in the shade. The aim of this paper is to highlight the existence of some hermeneutical issues that could fuel current and potential tensions with the predictability ex art. 7 of European Convention on Human Rights.

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