Antagonismo penale o agonismo politico? Reimmaginare le politiche contro il traffico e la tratta alla luce delle esperienze dei migranti – Mattia Pinto
Questo saggio analizza criticamente l’impiego del diritto penale nella gestione dell’immigrazione in Italia, concentrandosi in particolare sulla tratta di persone e sul traffico di migranti. Si evidenza come tanto i governi quanto le organizzazioni per i diritti umani adottino un approccio di «antagonismo penale», identificando coloro che facilitano tali pratiche come il nemico principale e la repressione penale come la soluzione preferita. Il concetto di «penalità di confine» è utilizzato per descrivere questo uso del potere penale in relazione ai confini, sia per proteggere che per contrastare chi li attraversa. Il saggio critica questa logica panpenalista in materia migratoria, dimostrando come essa non solo non riesca a contrastare gli abusi, ma finisca per aumentare il numero di migranti incarcerati, distogliendo l’attenzione dal ruolo cruciale delle politiche anti-migratorie nel creare condizioni di sfruttamento e violenza. Seguendo l’approccio di «agonismo politico» proposto da Chantal Mouffe, il saggio propone un cambiamento di paradigma: piuttosto che concentrarsi sulla criminalizzazione degli autori di tratta e di traffico, si propone l’istaurazione di un confronto agonistico con le istituzioni statali responsabili delle politiche migratorie. Attraverso lotte sia istituzionali che extra-istituzionali, l’azione e le risorse dello Stato dovrebbero essere reindirizzate verso politiche più favorevoli ai migranti. Sebbene sia difficile passare dall’antagonismo penale all’agonismo politico senza un cambiamento nelle condizioni globali che alimentano la migrazione e le politiche securitarie, sforzi in questa direzione potrebbero comunque ridurre l’uso della l’uso della «penalità di confine», mitigando così una delle principali fonti di violenza contro i migranti.
This article critically examines the use of criminal law in managing immigration in Italy, with a particular focus on human trafficking and migrant smuggling. It argues that both governments and human rights activists tend to adopt a stance of “penal antagonism”, targeting those who facilitate such practices as the main enemy and adopting criminal repression as the primary response. The concept of “border penality” is introduced to describe how penal power is used to both protect and counter border crossers. The article critiques this penal approach to migration, showing how it not only fails to address abuses but also leads to an increased number of migrants incarcerated, diverting attention from the fundamental role of anti-migratory policies in fostering conditions of exploitation and violence. Drawing on Chantal Mouffe’s theory of “political agonism”, the article advocates for a paradigm shift: instead of focusing on criminalising traffickers and smugglers, it suggests engaging in an agonistic confrontation with state institutions responsible for migration policies. Through both institutional and extra-institutional struggles, state action and resources should be redirected towards more migrant-friendly policies. Although transitioning from penal antagonism to political agonism is hard without broader changes to the global conditions driving migration and securitarian policies, efforts in this direction could still reduce the reliance on “border penality”, thereby mitigating a significant source of violence against migrants.
penalità di confine; tratta di persone; traffico di migranti
border penality; human trafficking; migrant smuggling