Prosegue il cammino per rafforzare la tutela del rapporto fra genitori detenuti e figli minori – Giulia Mantovani

La sentenza n. 174 del 2018 prosegue il cammino della giurisprudenza costituzionale volto ad espungere dall’ordinamento penitenziario le previsioni che comportano la soccombenza della tutela del benessere psico-fisico del minore, figlio di un genitore chiamato a scontare una pena detentiva, a fronte della prevalenza assegnata alle esigenze sottese alla carcerazione materna (o paterna) sulla base di indici presuntivi. Quest’ultimo passaggio attinge l’istituto dell’assistenza all’esterno dei figli minori, coltivando l’orientamento già manifestato negli anni scorsi con particolare riguardo alla detenzione domiciliare, quale misura alternativa funzionale ad evitare alla prole il distacco dalla madre ristretta o la condivisione dell’ambiente carcerario. A fronte di un legislatore che non intende – ad oggi – rinunciare ai vincoli che impongono il mantenimento dell’esecuzione intramuraria sulla scorta di indici presuntivi, il settore dei benefici specificamente dedicati ai genitori si presenta quale terreno fertile per un’operazione di bonifica costituzionale che, dopo la sentenza n. 174 della scorsa estate, già si prepara a produrre nuovi frutti.

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