Logiche e modi dell’esenzione da responsabilità penale per chi decide e opera in contesti di emergenza sanitaria – Matteo Caputo

L’emergenza Covid-19 ha rappresentato un autentico stress test per principi, istituti e disposizioni che costellano la galassia del reato colposo. Si registra una forte pressione all’introduzione di una disciplina settoriale ed eccezionale, volta a ‘mettere in sicurezza’ i professionisti della salute dalla mole di azioni giudiziarie che, si paventa, pioveranno loro addosso, col rischio di trasformarli da eroi in capri espiatori. Il sistema penale è chiamato ad affrontare una difficile sfida: coniugare la ricerca della verità – cos’è accaduto nelle RSA? –  con giudizi capaci di tenere nella dovuta considerazione le condizioni di grave difficoltà nelle quali si sono trovati a operare gli esercenti le professioni sanitarie. Ferma restando la necessità di procedere a una riforma articolata della disciplina del reato colposo, una riflessione sulle potenzialità annesse all’applicazione dell’art. 2236 c.c. nel campo penale suggerisce come il limite della colpa grave esprima già oggi un punto di equilibrio soddisfacente. Occorre però non confinare solo all’imperizia il ricorso alla regola di giudizio e convincere le Procure della Repubblica a farne maggior uso nelle richieste di archiviazione.

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