LE INSANABILI ANTINOMIE DELLA TORTURA. MODELLI DI VERITÀ E SIGNIFICATO DEL DOLORE NELLA QUAESTIO PER TORMENTA MEDIEVALE – Michele Pifferi

Il contributo prende spunto dall’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano e dal dibattito sulla possibile ammissibilità della tortura come strumento estremo di contrasto al terrorismo, diffusosi in particolare negli Stati Uniti dopo l’11 settembre, per ripensare come la dottrina medievale ha fondato e giustificato la quaestio per tormenta. In particolare, poiché le fonti descrivono la tortura come mezzo per scoprire la verità estraendola forzosamente dal corpo dell’imputato, saranno analizzati il significato di veritas processuale cui l’interrogatorio doloroso può condurre e il nesso, religioso e culturale, tra verità, corpo e dolore. Fallace e pericolosa ma necessaria, la tortura era una manifestazione di potere, che tuttavia rinviava a discorsi, pratiche (come la confessione sacramentale) e iconografie radicati nella mentalità dell’uomo medievale, così come oggi gli argomenti giuridici del ticking bomb e le immagini dei corpi torturati a Guantanamo o Abu Grahib fanno leva sulla cultura della paura e sulla disumanizzazione del nemico.

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