La repressione del traffico illecito di beni culturali nell’ordinamento italiano. Rapporti con le fonti internazionali, problematiche applicative e prospettive di riforma – Arianna Visconti

Nota di aggiornamento per il lettore: Nelle more della pubblicazione del contributo i lavori parlamentari sul disegno di legge di riforma dei reati contro il patrimonio culturale sono proseguiti celermente. Il 14 dicembre il testo è stato approvato con emendamenti, i quali hanno di fatto dato risposta alle principali criticità evidenziate nel saggio. Nello specifico, per quanto riguarda la nuova fattispecie speciale di «furto di beni culturali», è stata inserita, quale alternativa alle condotte propriamente furtive, la specifica condotta di illecito impossessamento di «beni culturali appartenenti allo Stato, in quanto rinvenuti nel sottosuolo o nei fondali marini» (attualmente presidiata dall’art. 176 d.lgs. 22.1.2004, n. 42), così al contempo restituendo senso alla prevista aggravante per i casi in cui il reato sia commesso «da chi abbia ottenuto la concessione di ricerca prevista dalla legge». Per quanto concerne il delitto di uscita o esportazione illecita di beni culturali, l’alternativa tra pena detentiva e pena pecuniaria è stata sostituita con pene congiunte, entrambe aumentate in modo significativo e riavvicinate (in particolare nel minimo edittale della sanzione detentiva) a quelle previste per il nuovo delitto di importazione illecita di beni culturali. È inoltre stata opportunamente ripristinata la specifica ipotesi di confisca obbligatoria delle cose «oggetto» del reato di esportazione illecita. È stata altresì altrettanto opportunamente espunta (per lo meno ad avviso di chi scrive) la problematica fattispecie di «attività organizzate per il traffico illecito di beni culturali».

Il traffico di beni culturali è un fenomeno complesso che solo in tempi relativamente recenti ha cominciato a essere percepito e affrontato dalla comunità internazionale come un problema propriamente criminale. L’Italia, per converso, ha una lunga tradizione di controllo, anche penale, sulla circolazione di opere d’arte e antichità, ma il sistema sconta alcune risalenti criticità nonché un modello protezionistico di marca spiccatamente nazionalista ormai arretrato rispetto agli impulsi provenienti dalle fonti internazionali, in particolare negli ultimi anni. Dopo ripetuti tentativi abortiti di riforma sistematica dei reati contro il patrimonio culturale, il legislatore è recentemente tornato sul tema con un disegno di legge che, anche in ragione degli obblighi internazionali cui dovrebbe dare attuazione, sembra avere reali prospettive di adozione. Il saggio, dopo una breve introduzione circa le specificità empirico-criminologiche di questo fenomeno criminoso e la più recente evoluzione della normativa internazionale ed europea in materia, si propone di offrire una ricognizione critica delle principali fattispecie volte a reprimere i diversi segmenti del traffico di beni culturali, de jure condito e de jure condendo. Uno specifico approfondimento è dedicato al delitto di esportazione illecita, tradizionale presidio dell’integrità del patrimonio culturale nazionale, ai nodi irrisolti della relativa disciplina e alle potenziali ricadute pratiche della prospettata riforma.

Cultural property trafficking is a complex phenomenon which, however, has only recently started to be perceived and tackled as a proper criminal problem by the international community. Italy, on the other hand, has a very long tradition of strict regulation of cultural property circulation, including by making extensive use of penal provisions. At the same time, however, Italian criminal law in this field also suffers from some long-standing shortcomings as well as, more recently, from a certain obsolescence of its traditionally protectionist approach, which remains mostly focused on the national heritage in a time when international inputs towards a more solidaristic approach to the protection of the cultural heritage of all humankind are growing. After a series of failed attempts at reform, a draft law is now pending in Parliament which appears likely to achieve adoption in a few months, also due to international obligations Italy has to comply with. The purpose of said reform proposal is a comprehensive review and ‘codification’ of felonies against cultural heritage. After an introduction to the criminological peculiarities of traffic in cultural property and to the recent evolution of international legislation on this subject, the essay will analyze the main criminal offences aimed at preventing and punishing the many links in the trafficking chain, including by discussing proposed changes. Special attention will be paid to the felony of unlawful export, traditionally conceived as an advanced layer of protection for the integrity of the national cultural heritage, to its present as well as foreseeable shortcomings, and to the possible practical consequences of the intended reform.

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