Il giudice penale robot – Mario Caterini

Dopo l’esposizione delle ragioni che nel tempo hanno fatto anelare ad un giudice penale automa e del ruolo che gli algoritmi possono avere nell’inverare quest’aspirazione, si illustra il funzionamento dei c.d. sistemi esperti basati sulla conoscenza nel mondo del diritto, soffermandosi sulle possibili implementazioni dell’interpretazione giuridica robotica basata sui precedenti giurisprudenziali. Rilevato l’attrito col principio di legalità, si contesta inoltre la logica meramente attuariale del “più probabile che non” che sinora ha segnato lo sviluppo dei primi modelli cibernetici, proponendo l’utilizzo del diverso criterio valoriale e politico improntato all’“oltre ogni ragionevole dubbio”. Si ammette, infine, che anche per il giudizio penale possa esserci una contaminazione tra humanitas e techne nelle deliberazioni sulla quaestio iuris, a condizione di assegnare al giudice il ruolo di confutare la plausibilità delle interpretazioni più favorevoli elaborate dall’intelligenza artificiale le quali, altrimenti, dovrebbero atteggiarsi alla stregua di default option.

Scarica l’articolo in formato .pdf